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2014/09/14

Francavilla al Mare – una casa su lotto/a detached house


Fuori dall’ordinario
Antonio di Campli


La casa isolata su lotto è rappresentativa dei modi in cui un'idea moderna dell’abitare, dal primo dopoguerra fino agli anni ottanta, è stata pensata e perseguita in Abruzzo. Un processo segnato dalla presenza di fenomeni di importazione, decantazione e mimesi di nuovi modelli spaziali e immaginari progettuali che si è tradotto in un modernismo regionalista privo di un discorso culturale esplicito e supportato da sole istanze di matrice costruttiva e tecnologica. Diversamente da altri contesti, dove il progetto della casa isolata su lotto è visto come declinazione di modelli residenziali precisi se non addirittura come replica di prototipi da catalogo, in Abruzzo questo tipo edilizio è stato quasi sempre risultato di un processo di “auto-costruzione”, non tanto nel senso della sua realizzazione materiale quanto in quello della sua concezione spaziale che appartiene ad un immaginario rurale più che urbano.

Questo tipo di casa, per quanto connotato da linguaggi e tecniche moderniste tende tuttavia a riproporre in maniera ambigua modelli spaziali premoderni. Qui affiorano forme dell’abitare arcaiche segnate dalla persistenza di un’idea prevalentemente “interna” dell’abitare, di pratiche che hanno luogo in un particolare interno fatto di solo spazio, in luoghi allestiti più che strutturati ed in cui le tentazioni decorative sono poche.

L’interno di questa casa, si può affermare, è uno spazio che lascia tempo alla noia.

Questo tipo di residenza è spesso concepito come infrastruttura a supporto di più economie tra loro integrate: fornitura di servizi professionali, agricoltura, artigianato. La sovrapposizione di più usi, funzioni e utensili in uno stesso edificio descrive questo tipo di alloggio come espressione di un implicito desiderio di autosufficienza dove anche ciò che sta attorno alla casa è spazio tecnico e non luogo da abitare.

L’abitante di questa casa è uno che abita in maniera compatta, densa, che “consuma” poco spazio.

L’ipotesi qui sostenuta è che la casa isolata su lotto realizzata nel dopoguerra, soprattutto lungo l’Abruzzo Adriatico, possa essere considerata un oggetto ordinario ma estremo. Un’utopia autarchica connotata tuttavia dalla rimozione di ciò che solitamente connota l’immaginario della casa isolata, l’ideale domestico. In questa casa è assente la dimensione dell’intimità, dell’auto-rappresentazione, dell’hominess. Questa assenza la rende un luogo dove è facile fare bricolage, aprire un’officina o uno studio medico ma dove l’abitare assume un carattere silenzioso e, per certi versi, opaco.

Questo oggetto oggi sta cambiando carattere seguendo due direzioni principali:

La prima è quella della dismissione e sottoutilizzo. In molti casi le nuove generazioni non sembrano condividere gli immaginari dell'abitare isolato e autosufficiente e stanno operando una ricolonizzazione dei tessuti densi o dei centri storici alla ricerca di migliori condizioni di prossimità spaziale e sociale.

La seconda direzione corrisponde ad una radicalizzazione del carattere multifunzionale della casa isolata compiuto attraverso frazionamenti, ampliamenti, saturazioni.

La lettura di questo secondo fenomeno, che ha luogo prevalentemente in contesti urbani, permette di cogliere innovazioni interessanti sia dal punto di vista dell’emersione di forme innovative dell'abitare che, seppur rimandando ancora alla tradizione, manifestano una persistente distanza dall’ideale domestico tradizionale, sia dal punto di vista della ridefinizione dei rapporti tra l’interno della casa e l’intorno, verso il quale iniziano a porsi nuove attese. L’osservazione di una ordinaria casa isolata su lotto a Francavilla al Mare permette di indagare questi temi.



Out of the Ordinary
Antonio di Campli


The detached house is representative of the ways in which a modern idea of dwelling has been conceived and pursued in the Abruzzo region during the postwar period, until the 1980s. This was a process marked by phenomena of importation, settling and mimesis of new spatial patterns and design imaginaries that has resulted in a regionalist modernism devoid of an explicit cultural discourse and only supported by technological and construction instances. Unlike other contexts, where the detached house design is seen as the declination of precise residential patterns, if not as a replica of catalog prototypes, in Abruzzo this building type was almost always the result of a process of "self-construction", intending with this locution not its physical realization but a particular spatial conception that belongs to a rural, rather than urban, imaginary.

This kind of house, even if it is characterized by modernist languages and techniques, tends nonetheless to re-propose in an ambiguous way old spatial patterns where pre-modern forms of inhabiting, marked by the persistence of an ‘inner’ idea of dwelling, filter through, and by social practices that take place in an interior made only of space. A place that is set up more than structured and where there are few middle-class home decorative temptations.

The interior of this house, it is possible to affirm, is a space that leaves time for boredom.

This kind of building is primarily conceived as an infrastructure able to support different but integrated economies: provision of professional services, agriculture, handicrafts. This overlap of several uses, functions and tools in the same building describes this kind of house as an expression of an implicit desire for self-sufficiency where even what is around the house is seen as a technical ribbon and not as place to dwell in.

The inhabitant of this house is one who dwells in a compact, dense, way, one that ‘consumes' little space.

The hypothesis stated here is that along the Adriatic Abruzzo, many detached houses realized during the postwar period can be considered as ordinary and, at the same time, as extreme objects. They are the expression of a self-sufficient utopia characterized by the removal of what usually connotes the detached house imaginary, i.e., the ideal of domesticity. In this kind of house the dimension of intimacy, of self-representation, of hominess, is missing.

In this absence, this house becomes a good place for do-it-yourself activities, to open an handicraft workshop or a doctor's office, but here dwelling becomes silent and opaque.

The evolution of the characters of this object follows two main directions:

The first direction is described by under-utilization and abandonment processes. In many cases, actual inhabitants do not seem to share the old imaginaries of isolated and self-sufficient dwelling and are now recolonizing dense city fabrics or historical towns in search of better spatial and social proximity conditions.

The second direction corresponds to a radicalization of the multifunctional character of the detached house accomplished through divisions, extensions, saturations.

The analysis of this second phenomenon, which predominantly takes place in urban contexts, allows us to grasp interesting innovations from the point of view of the emergence of innovative forms of dwelling that, even if no more directly linked to the tradition, express a persistent distance from domestic ideals. At the same time new relationships are being established between the interior of the house and its surrounding areas, for which new expectations are rising. The observation of an ordinary detached house in Francavilla al Mare allows us to investigate these issues.



Guarda l’intervista in HD su Youtube/Watch the interview in HD on Youtube


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Francavilla al Mare – una casa su lotto/<i>a detached house</i>
Francavilla al Mare – una casa su lotto/<i>a detached house</i>