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2014/10/26

Trieste – il riscatto della città pubblica?/redeeming the public city?


Tra permanenza e abbandono
Elena Marchigiani


Narrando di come, nel 1948, è approdata nell’appartamento di Strada per Longera, Bruna fa continuo riferimento agli eventi che hanno segnato Trieste in quel difficile periodo. Nel 1944, i bombardamenti con cui gli alleati sfiancano la città in mano ai nazisti minacciano anche la piccola e insalubre soffitta in centro, dove Bruna passa i suoi primi anni. Nonostante i genitori abbiano un lavoro stabile, le condizioni di vita risultano pessime. Tra il 1945 e il 1954, sotto il Governo Militare Alleato (GMA), ogni sforzo è orientato a stabilizzare la situazione economica e abitativa di una città su un confine ancora incerto. Per la famiglia di Bruna, il ritorno alla normalità si misura con l’accesso all’alloggio appena realizzato dal Comune, grazie al primo programma di ricostruzione edilizia del GMA.

L’edificio fa parte di un complesso di quattro case economiche erette con tecniche tradizionali, in una zona di nuova espansione contigua al rione storico di San Giovanni, in cui si concentra buona parte dell’attività edilizia comunale alla fine degli anni ‘40. Ogni edificio si articola in due vani scala e contiene alloggi di 42 metri quadri, ciascuno composto da bagno e cucinino, soggiorno e camera da letto, un piccolo poggiolo. L’ampia dotazione di aree verdi, una buona illuminazione e aerazione fanno da contraltare alle dimensioni ridotte degli appartamenti, in cui spesso vivono nuclei famigliari numerosi; molti sono i profughi istriano-dalmati.

Anche se moderati, i canoni di locazione drenano buona parte degli stipendi famigliari: nel dopoguerra, 3.000 lire equivalgono a più di un quarto di una paga media. Le case economiche sono destinate a chi è in grado di versare l’affitto con regolarità. Ed è in primis a questa componente della popolazione che si rivolge la pratica del riscatto. Nel 1981, la legge n. 763 prevede la vendita a condizioni di favore agli ex profughi. Un anno dopo, in Friuli Venezia Giulia, la legge regionale n. 75 stabilisce la cessione su richiesta di chi è inquilino da oltre dieci anni; il prezzo è calcolato in funzione del valore locativo.

Alla fine degli anni ‘90, dopo avere versato quarant’anni di affitto, Bruna può riscattare l’appartamento della sua famiglia per 24.371.642 lire. Altri ventidue inquilini optano per la stessa soluzione. Nei rimanenti centouno alloggi le persone continuano a vivere in locazione. Questo anche perché, dal 1999, con la conversione degli IACP in ATER, la prassi muta profondamente. Non solo i piani di vendita vengono fatti dall’Azienda – che sceglie gli immobili in cui il riscatto è possibile, anche nel caso di edifici comunali in sua gestione – ma i prezzi aumentano per attestarsi su quelli di mercato. L’alienazione è sempre più uno degli strumenti – se non lo strumento – per finanziare gli interventi di recupero della città pubblica.

Negli edifici di Strada per Longera gli effetti di tali politiche appaiono poco rassicuranti. Scarso è il turnover di affittuari e proprietari, a dimostrazione di un approccio – tutto italiano – alla casa pubblica come bene famigliare trasmissibile nel tempo. I proprietari di seconda generazione sono solo sei. Cresce invece il numero di alloggi sfitti, oggi arrivato a cinquanta. A fronte della drastica riduzione delle compravendite indotta dalla crisi, l’esiguità dei fondi a disposizione di ATER fa sì che, al termine del contratto di locazione, manchino le risorse per effettuare anche quei pochi interventi che consentono la re-immissione degli alloggi sul mercato. I condomini, occupati per lo più da persone anziane, risultano per metà vuoti, con evidenti problemi di conduzione ordinaria.

In molti casi la città pubblica sta, in sostanza, invecchiando con i suoi inquilini, secondo percorsi di degrado e svuotamento che le politiche di alienazione non solo non contrastano, ma addirittura aggravano per la crescente compresenza di diversi regimi proprietari.



Between permanence and abandonment
Elena Marchigiani


Telling how, in 1948, Bruna has landed in the flat of Strada per Longera, she continuously makes reference to the events that have marked Trieste in that difficult period. In 1944, the bombing with which the Allies wore out the city in the hands of the Nazis also threatened the small and unhealthy attic in the centre, where Bruna spent her early years. Despite her parents having a stable job, their living conditions were very bad. Between 1945 and 1954, under the Allied Military Government (AMG), every effort was oriented to stabilize the economic and living situation in a town lying on a border which was still uncertain. For Bruna’s family, the return to normality could be measured on the access to the flat that the Municipality had just finished, thanks to the first reconstruction programme promoted by AMG.

The building is part of a complex of four affordable houses realized with traditional techniques, in an area of new expansion near the historical district of San Giovanni, where a large part of the municipal building activity concentrated at the end of the 40s. Every building has two stairwells and contains dwellings of 42 sq. metres, each consisting of bathroom and kitchen, living room and bedroom, a small balcony. The wide provision of green areas, the good lighting and ventilation contrast with the small size of the apartments, which were often occupied by large families; many were refugees from Istria and Dalmatia.

Although moderate, the rents drained most of the family salaries: after the war, 3,000 liras were more than a quarter of an average monthly pay. Affordable houses were intended for those who could pay regularly. The possibility to redeem the house was offered first and foremost to this component of the population. In 1981, law no. 763 provided for the sale on favourable terms to former refugees. A year later, in Friuli Venezia Giulia, regional law no. 75 allowed the transfer if requested by tenants who had occupied an apartment for more than ten years; the price was calculated on the basis of the rental value.

At the end of the 1990s, after forty years of rent, Bruna was able to redeem the apartment of her family for 24,371,642 liras. Twenty-two other tenants opted for the same solution. In the remaining 101 flats, people continued to live on rent. This was also because, from 1999, with the conversion of IACP in ATER, the procedures deeply changed. Not only the sales plans were made by the Agency – who has chosen the buildings for which redemption was possible, even in the case of municipal ones – but prices increased to market rates. Alienation was increasingly identified as one of the tools – if not the tool – to finance the renovation of the public city.

In the buildings of Strada per Longera the effects of these policies appear not much reassuring. The turnover of tenants and owners is very limited, demonstrating an approach – typically Italian – to the public house as a family good that can be transmitted over time. There are only six second-generation owners. Instead, the number of vacant properties is growing; today it amounts to fifty. Given the drastic reduction in sales caused by the crisis, the shortage of funds available to ATER means that, at the end of the rent contract, resources lack even to carry out the few interventions that would allow the re-introduction of flats on the market. The condominiums, mostly occupied by elderly people, are half empty, with obvious problems of ordinary maintenance.

In many cases, the public city is ultimately getting older with its tenants, following processes of decay and emptying that alienation policies not only do not counter, but even worsen, because of the growing presence of different property regimes.


13/21

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Trieste – il riscatto della città pubblica?/<i>redeeming the public city?</i>
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