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2014/11/02

Ollomont – riabitare la montagna/returning to the mountains


Riabitare la montagna
Roberto Dini


Nel corso dei primi decenni del dopoguerra, con il superamento delle tradizionali forme di sussistenza basate su di un’economia principalmente di carattere agricolo e pastorale, grandi aree della penisola – in particolare quelle relative al contesto alpino e appenninico – sono state investite da un pervasivo fenomeno di ritrazione economica e sociale che ha portato ad una generale condizione di abbandono e spopolamento. Ecco allora che un enorme patrimonio costituito da interi villaggi si è ben presto trasformato in rovina: ruderi di vecchie abitazioni rurali o casolari parzialmente abitati soltanto nella buona stagione, ma anche terrazzamenti invasi dalla vegetazione spontanea e campi sottoutilizzati, con conseguenti problemi legati al dissesto idrogeologico di aree un tempo presidiate grazie all’agricoltura.

Ciò che si può cogliere oggi in alcune aree rurali, anche quelle più interne e isolate, è una sensibile inversione di questo drammatico trend, attraverso segnali di un nuovo ripopolamento legato ad esempio a migranti di ritorno o a nuove figure imprenditoriali che investono nei contesti rurali sviluppando alternative forme di turismo e di ricettività diffusa. Si tratta nella maggior parte dei casi di giovani che insediano attività turistiche, nuove imprese artigianali o agricole, oppure ancora attività collegate alle nuove tecnologie, grazie anche alle possibilità introdotte con il telelavoro.

Si aprono dunque inediti orizzonti anche per il progetto di architettura a partire dalla riscrittura del patrimonio edilizio esistente, attraverso puntuali interventi di ricostruzione, riconversione, ampliamento o ristrutturazione edilizia per rispondere alle esigenze dei nuovi montanari.

L’intervista racconta la storia di Simona e Michele che vivono ormai da cinque anni in un piccolo bilocale a Vaud, una delle frazioni più alte del comune di Ollomont in Valle d’Aosta a 1400 metri di quota. Hanno lasciato Genova nel 2008 per trasferirsi definitivamente in Valle d’Aosta e più precisamente in alta Valpelline mossi dalla comune passione per la montagna a 360 gradi. Non sono fuggiti dalla città, con cui mantengono ancora intensi contatti di vita e lavorativi. Non hanno abbandonato le loro attività precedenti che costituiscono ancora la loro principale occupazione, semplicemente stanno cercando di farle a partire da una “base” diversa, lontano dalla realtà urbana, immersi in un ambiente relazionale e naturale a loro più consono.

Simona si occupa di allestimenti museali, progetta e realizza come libera professionista spazi espositivi collaborando anche con importanti musei e centri italiani ed europei. Da qualche anno è diventata anche assessore alla cultura comune di Ollomont contribuendo a dare una spinta importante alla promozione e valorizzazione delle risorse del paese. Michele nel frattempo ha attrezzato un vecchio garage nel paese per continuare a praticare la sua attività di restauratore di mobili e legni antichi, ampliandola con quella di falegnameria e allestimenti. Ha mantenuto una buona fascia di clienti affezionati dalla Liguria, con cui mantiene contatti a distanza e conta nei prossimi anni anche di ampliare la sua clientela tra la popolazione locale.

L’esperienza di Simona e Michele è significativa perché ci fa capire come la montagna abbia bisogno per rilanciarsi della sensibilità e dello sguardo talvolta portato da outsiders, dai nuovi abitanti che in questi luoghi hanno fatto una scelta di vita consapevole.



Returning to the mountains
Roberto Dini


During the first decades after World War II, with the overcoming of traditional models of living mainly based on agricultural and sheep-farming economies, large areas of Italy – in particular the Alps and the Apennines – have been affected by a pervasive phenomenon of social and economic recession, leading to a general condition of abandonment and depopulation. A rich patrimony of villages and farmhouses soon turned into ruin, being partially inhabited only in summer. Terraces were invaded by overgrown vegetation and underutilized fields became a problem in hydrogeological terms, due to the retirement of agriculture.

Nowadays it’s possible to notice a significant reversal of this negative trend, even the most internal and isolated areas. Signs of new repopulation are due to returning migrants or new business figures that invest in rural contexts by developing alternative forms of tourism and hospitality. The majority of them are young people who start tourist activities, new artisanal businesses or farms, or even activities related to new technologies, thanks to the possibilities introduced by teleworking.

New and unprecedented horizons for the architectural project are thus opening, through the reuse of the existing buildings, through specific reconstruction, conversion, extension or renovation interventions.

The interview tells about Simona and Michele, who have been living for five years in a small two-room apartment in Vaud, one of the highest villages in the municipality of Ollomont, at 1400 meters of altitude in the Valle d’Aosta. They left Genoa in 2008 to move permanently in Valle d’Aosta – more specifically in Valpelline – driven by a common passion for the mountain. They don’t have fled from the city, they still maintain close contacts of living and working with it; they have not abandoned their previous activities, which are still their main occupation; they are simply trying to make them in a different place, away from the urban reality, in a more relational and natural environment.

Simona works as freelance in the field of exhibition design, collaborating with major Italian and European museums. For some years she has also become the councilor for culture in Ollomont, helping to give a major boost to the promotion of the village and improving its resources. Michele, in the meanwhile, has equipped an old garage to practice his activity of antique wood furniture restorer. He has maintained a good range of customers from Liguria, with which he maintains contacts remotely, and in the coming years he plans to expand his customer base among the local population.

The experience of Simona and Michele is significant because it helps us to understand how the mountain needs sometimes a new glance led by outsiders who have made a conscious lifestyle choice.


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Ollomont – riabitare la montagna/<i>returning to the mountains</i>
Ollomont – riabitare la montagna/<i>returning to the mountains</i>